Il cibo di Lidano e Carlo
Sandra Ianni: Il cibo monastico
Pubblicato in atti del convegno: Il cibo di Lidano e Carlo, a cura di Antonella Bruschi e Ernesto Carlo Di Pastina, Centro Studi S. Carlo da Sezze, Sezze (LT), giugno 2018.
Lidano e Carlo, ciascuno a proprio modo, portano una particolare testimonianza sul cibo e sulla cucina monastica. Carlo, nativo di Sezze (v. foto a sinistra), in quanto religioso laico possiamo immaginarlo sicuramente addetto alle cucine e al refettorio, quando non occupato dalla sua fervida attività letteraria. Carlo, abbracciando la regola francescana, considerava il cibo come dono e letizia ma al tempo stesso nutriva un atteggiamento, verso il cibo, austero, moderato, principalmente vegetariano e con l’osservanza del digiuno.
San Lidano, patrono di Sezze, abbracciando l’ordine benedettino, ci rimanda alla cultura che discende dalla Regola di San Benedetto, con la quale, all’interno del monastero, si fissano: il tempo, la cucina e l’alimentazione. La cucina monastica, anche se con diversità tra un ordine e l’altro, ha favorito la diffusione di tre fondamentali alimenti, che costituiscono i prodotti cardine della nostra alimentazione mediterranea: il grano, l’ulivo e la vite.
Il secondo merito della cucina monastica è stato quello di aver promosso una cultura del pesce e delle vivande alternative alla carne, raggiungendo grandi successi e ottime ricette. Il terzo merito è quello di aver diffuso e preservato la cultura dello stare a tavola ed il quarto quello di aver impresso al cibo un valore sociale, attraverso la distribuzione ai poveri di prodotti o a fronte di ospitalità gratuita.