Sandra Ianni

L’anima delle piante: la segreta comunicazione tra esseri umani e piante. Il Tarassaco

Il tarassaco (Taraxacum officinalis) è un’erbacea perenne molto diffusa, nota con i nomi di dente di leone, dente di cane, soffione, cicoria selvatica, piscialletto, insalata di porci, girasole dei prati. A caratterizzarla sono i fiori di un giallo particolarmente intenso, che si chiudono la sera e all’ arrivo della pioggia o del freddo, per questo motivo la pianta è denominata il barometro del pastore. I frutti sono acheni che formano un globo piumoso, composto da circa duecento semi, chiamato comunemente soffione. Dal punto di vista simbolico la pianta si caratterizza per la robustezza delle radici, che la rendono saldamente ancorata alla terra e difficile da sradicare, paragonabile quindi alla forza di sopravvivenza dell’uomo. Ma al contempo i suoi semi sono impalpabili e leggerissimi, strutturati a forma di sfera, in grado con un soffio di volare lontano, peculiarità che gli assicura rinascita e forza creativa. Nel tarassaco si rintracciano i quattro elementi della medicina mediterranea: terra con riferimento alla radice ricca di principi attivi; aria stante la particolare struttura dei semi; acqua in relazione alla sostanza lattiginosa contenuta nel fusto; fuoco derivante dall’intenso colore dei suoi fiori. Paragonando la pianta all’uomo potremmo identificare le radici alle profonde convinzioni e a punti fermi nel carattere dell’uomo. I semi sono associabili alle idee, ai pensieri creativi, al movimento. Il tarassaco raccogliendo in sè tutte queste, differenti e contrapposte, qualità si presenta quindi come una pianta molto equilibrata, stabilmente ancorata, ma al tempo stesso dotata di leggerezza e di grande apertura verso il mondo.
Dal punto di vista astrologico il tarassaco porta in sé l’archetipo di Giove, pianeta collegato al fegato.

E’ proprio il fegato l’organo che la medicina  cinese attribuisce  alla corretta gestione della forza vitale. Il risveglio primaverile comporta un affaticamento del fegato ed è proprio in questa stagione che la pianta è particolarmente rigogliosa, non è un caso che il suo nome derivante dal greco stia a significare: rimedio al disordine, da taraxos-disordine e da akos-antidoto ed infatti le sue peculiarità sono appunto quelle di intervenire nei casi di squilibrio.

Dal punto di vista gastronomico le sue foglie sono ottime in insalata o nelle misticanze all’inizio della primavera, leggermente scottate e condite con olio e aceto, in zuppe e in torte salate. Utili le foglie messe a contatto con la frutta per farla maturare più velocemente poiché rilasciano etilene, come le mele. Le radici vanno raccolte in autunno e possono essere utilizzate in decotto o se tostate costituire delle valide alternative al caffè. Nella tradizione popolare vengono sfruttati anche i fiori non solo per utilizzare i petali nelle insalate ma anche i boccioli floreali che possono essere, come i capperi, conservati sotto aceto. Dai suoi fiori si può ricavare una tintura naturale gialla e dalle sue radici un bel rosso magenta. Numerosi sono gli usi erboristici dagli oleoliti alle tisane, dal vino al tarassaco ai decotti. Le principali proprietà attribuite alla pianta sono: disintossicanti, depurative e digestive.
Stante il fatto che i fiori di tarassaco sono così sensibili alla luce solare,
nell’antica Grecia si riteneva che la pianta fosse nata dalla polvere sollevata dal sole mentre sul suo carro girava intorno alla terra. Quindi si tratta di una pianta consacrata ad Apollo, dio del sole, dio al quale era consacrato l’oracolo di Delphi. E’ forse proprio per questo che ancora oggi si interrogano i pappi, come se ci trovasse di fronte ad un oracolo. Chi da bambina non ha mai espresso un desiderio e soffiato sui pappi? Anche le ragazze da marito soffiavano sui piumini per scoprire il loro destino. Quanti soffi occorrevano per far volare tutti gli acheni, tanti erano gli anni che dovevano aspettare per convolare a giuste nozze. A Londra in epoca vittoriana, era così di moda il tarassaco che nel linguaggio dei fiori prendeva il nome di oracolo.
Per evocare e comprendere pienamente le peculiarità del tarassaco siete invitati a meditarci su. Assumete una posizione rilassata, in un ambiente silenzioso, chiudete gli occhi e visualizzate le sue forti radici, lo stelo in cui scorre abbondante linfa, l’impalpabile pappo e i suoi fiori dorati che seguono la luce. Immaginate di essere un tarassaco, prendete spunto dalla pianta e riflettete sulla capacità di equilibrio tra terra e cielo, tra yin e yang, tra forze ed emozioni contrapposte. Siete anche voi in grado con le vostre idee di viaggiare come gli acheni del tarassaco e siete così strutturati e forti come le sue radici? Una riflessione per confermare il vostro equilibrio o per cercare di ristabilirlo grazie al tarassaco.

Sandra Ianni