Sandra Ianni

Profumi gioiello

Nella seconda metà del Cinquecento non solo i profumi ma anche gli accessori profumati diventarono sempre più desiderabili e ricercati. Questo fu possibile  anche a seguito della maggior qualità delle materie prime a disposizione  e delle sempre più raffinate tecniche produttive.  D’altronde profumarsi ingentiliva i rapporti, facilitava i contatti e incrementava il prestigio.

 A venir profumato non era solo il copro ma si profumavano, con erbe odorose, anche la biancheria, i tessuti e i cuscini  nonché i grandi ambienti  attraverso la combustione di resine profumate.  

Tra gli  oggetti  personali profumati figuravano anche scarpe, finimenti dei cavalieri, guanti di pelle, bottoni e persino gioielli. Lo dimostrano gli inventari del tempo e i libri contabili, oltre ai riferimenti letterari e artistici.   Numerosi gioielli preziosi, in particolare orecchini, collane, ciondoli  e cinture erano riempiti di paste profumate, per la cui fabbricazione venivano usate materie prime costosissime, provenienti da territori lontani. Tra le resine erano molto utilizzate la mirra, l’ incenso e il benzoino. Tra le essenze floreali le  preferite erano quelle di  rosa damascena, di fiori d’arancio e di gelsomino. Oltre alle essenze vegetali ebbero grande successo, non solo in profumeria ma anche in gastronomia, quelle di origine animale. Tra quest’ultime sostanze figuravano particolari secrezioni del musco, un piccolo cervide dell’Himalaya, e dello zibetto, un piccolo mammifero carnivoro, nonché l’ambra grigia una profumatissima sostanza elaborata dall’intestino del capodoglio.  

Furono di gran moda anche oggetti porta profumo: vasetti, piccole giare d’oro, contenitori a forma di pomo e bussolotti. Particolarmente belli i pomander, ingegnose palle di profumo, piccole o anche grandi quanto una mela,  riempite di ambra grigia, musco e altre sostanze profumate. Tali palline odorose venivano racchiuse all’interno di sfere metalliche traforate o filigranate, indossate appese al collo, al polso  o alla cintura come ornamento ma anche per poter disporre all’occorrenza di una fonte di profumo.

Sandra Ianni