Sandra Ianni

Tovagliolo: dalla mappa di Orazio ai suggerimenti del Bon Ton contemporaneo

Nell’antica Roma il tovagliolo era presente con il nome di mappa, come ricorda il letterato romano Orazio. Lo si portava da casa e serviva anche per portarsi via il cibo, affidandolo, in tal caso, allo schiavo ad pedes che accompagnava ed assisteva il suo padrone durante tutto il banchetto.       
Fino alla fine del Medioevo, che si trattasse di nobili o di contadini, i commensali erano soliti pulirsi bocca e mani con la tovaglia. 
Tuttavia l’uso del tovagliolo come lo intendiamo oggi compare sul finire del XV secolo. A tal proposito si racconta che nel 1491 Leonardo da Vinci, in qualità di “Gran Maestro di feste e banchetti” presso la corte di Ludovico Sforza, ebbe l’intuizione di creare “una tovaglia in miniatura” per ciascun ospite, il tovagliolo appunto. Addirittura a Leonardo da Vinci si attribuiscono mirabili schizzi riportati nel cosiddetto Codice Atlantico, in cui sono schematizzate fantasiose piegature dei tovaglioli.

Durante il Cinquecento si diffuse l’idea che il tovagliolo dovesse essere individuale e posato sulla tavola come si può ben constatare osservando il dipinto Le nozze di Cana di Paolo Veronese (1563).

Al contempo i manuali di galateo raccomandavano un uso decoroso e raffinato del tovagliolo, per proteggere gli abiti indossati durante i pranzi si usavano tovaglioli molto grandi che una volta lavati andavano riposti negli armadi, quindi piegati. Ben presto si riconobbe un piacevole effetto ottico di queste pieghe e vi si rivolse maggiore attenzione, iniziarono, ad utilizzarsi via via tecniche sempre più elaborate e nacque, così, l’arte della piegatura del tovagliolo che portò a creare veri e propri trionfi. Iniziata come attività dei sarti, nella seconda metà del Cinquecento passò nelle mani dei “credenzieri”.

Nel 1629 l’arte della piegatura fu insegnata all’Università di Padova, dove per la prima volta venne pubblicato il Trattato delle Piegature del tedesco Mattia Giegher.

Altro grande lavoro in tema fu quello di Paul Furst: Piegatura dei tovaglioli a diversa foggia del 1657.

Il quadro Le déjeuner d’huitres, passato alla storia come la prima opera in cui appare una bottiglia di Champagne, dipinto da Jean François de Troy nel 1735 ci illustra un utilizzo del tovagliolo fuori dalle regole: c’è chi lo porta sul braccio, chi sulla spalla, chi lo poggia sulle ginocchia.

Tuttavia dal ‘700 il tovagliolo assunse la sola funzione di preservare l’abito del commensale, collocandosi esclusivamente sulle sue ginocchia e l’arte della piegatura sofisticata fu sempre meno apprezzata fino a scomparire del tutto nel XIX secolo. Anche le dimensioni cambiarono, il tovagliolo si presentò ridotto a metà e pertanto  non si prestò più a fantasie creative. I tovaglioli furono piegati, molto semplicemente, in forma geometrica, in modo da mettere in risalto il monogramma del padrone di casa o un motivo decorativo particolare.

L’Ottocento invece, molto più rigido e codificato, impose che il tovagliolo fosse appena spiegato o aperto sulle ginocchia e< fu in tale epoca che nacque l’anello portatovagliolo, vera icona di convivialità, in quanto riservato alla ristretta cerchia delle persone di casa. Per un estraneo, avere il proprio anello portatovagliolo voleva dire entrare a far parte della famiglia.

Attualmente la posizione del tovagliolo sulla tavola è alla sinistra del commensale, piegato in maniera semplice, possibilmente a libro, come sostiene Csaba dalla Zorza, food writer esperta del ricevere e del savoir vivre contemporaneo.

Se ci troviamo al ristorante, il tovagliolo andrebbe posto sulle gambe solo dopo che è stato portato da bere, o messo in tavola il pane, e comunque dopo aver ordinato. Il tovagliolo va usato tutte le volte che è necessario per pulirsi la bocca ed ogni qualvolta si deve bere, sia per non sporcare il bicchiere, sia per asciugarsi le labbra dopo aver bevuto. Si deve usare solo la parte interna del tovagliolo, in modo che poi, ripiegandolo, andremo a nascondere le eventuali tracce di cibo e ad evitare di sporcare i nostri abiti.      

Negli scorsi decenni si sono riaffacciate numerose esibizioni di piegatura artistica del tovagliolo (a forma di cigno, ventaglio, coda di rondine, ninfee, carciofo, ecc. ecc. …)  piegature che mantengono ancora oggi un gran numero di appassionati*, mentre più in generale si preferisce una piegatura essenziale e sobria.

Recentemente si è fatta strada l’idea che la posizione del tovagliolo sulla tavola non dovrebbe essere così rigida, cioè sempre a sinistra, ma addirittura si può posizionare laddove sembra più appropriato, tenendo conto dell’aspetto pratico e dell’armonia della tavola. Questa la posizione sostenuta da Giorgia Fantin Borghi, table stylist per importanti aziende e testate del panorama nazionale, che evidenzia come, talvolta, un tovagliolo a destra, o al centro, riesca a riequilibrare meglio una composizione, rendendola più gradevole e simmetrica, e pertanto tollerato per una miglior estetica complessiva della mise en place.

* Per piegature fantasiose vedere:  https://www.mussner-textile.com/it/creazioni-di-tovaglioli

 
 

Sandra Ianni