Il giardino delle Amadriadi

IL TIGLIO: DA AFRODITE AL SUCCEDANEO DEL CACAO

Originario dell’Europa e dell’Asia, le cui proprietà, calmanti e benefiche, erano già conosciute nell’antichità. Il nome deriva dal greco antico Filiria, cioè dal nome della madre di Chirone il centauro esperto nell’arte medica e maestro di Asclepio, il padre della medicina.  

Tra le leggende antiche figura quella che riferisce che Filemone e Bauci, due anziani coniugi, che nella loro casa al limitare del bosco un giorno ospitarono Giove e Mercurio travestiti da viandanti ed in cerca delle virtù degli uomini. I coniugi vennero premiati per la loro bontà chiedendo come unico dono quello di morire insieme. Giove acconsentì alla modesta richiesta e li mutò in una vecchia e possente quercia e in un profumato tiglio.                          

Il tiglio era molto importante anche per i popoli germanici: sotto di esso si ballava e si festeggiava, ma ci si incontrava anche per questioni giudiziarie in quanto si sosteneva che l’albero avrebbe aiutato a far emergere la verità; del resto nelle aree germaniche ancor oggi si parla di Gerichtslinde, “la corte del tiglio”, per indicare i luoghi dove si emettono i verdetti. Nel Nibelungenlied, Siegfried guadagna la sua invulnerabilità bagnandosi nel sangue del drago Fafnir. Nel farlo, una foglia di tiglio si attaccò sulla sua spalla, lasciando una macchia che costituì l’unico punto di vulnerabilità.     

Fin dall’antichità l’albero di tiglio veniva usato per ricavare carta, stuoie, foraggio per il bestiame, fibre tessili e corde. In tempi più recenti il legno era utilizzato per intagliare, per realizzare tasti per pianoforte e fiammiferi.  Il nome tiglio deriva dal greco ptilon che può tradursi in ala, elemento caratteristico della pianta è infatti la brattea che avvolge il grappolo dei suoi piccoli fiori giallini che poi si trasformano in frutti.       

Pianta sacra ma ancora oggi molto amata per la bellezza e per la capacità di fornire ombra lungo le strade ma anche per la resistenza all’inquinamento e la grande adattabilità.  I fiori hanno un profumo inebriante che potremmo definire anche ipnotico. I fiori sono particolarmente amati dalle api, il miele di tiglio è sicuramente uno tra i più dolci e profumati.  Anticamente la linfa di tiglio veniva usata per produrre una sorta di dolcificante.

In cucina si consumano le foglie e i fiori, quest’ultimi sono ottimi crudi in insalate e misticanze, aromatizzano creme e besciamella. I fiori, inoltre, si possono incorporare agli impasti di torte e sfoglie.  Dai fiori essiccati si ottengono infusi, utili a calmare e conciliare il sonno, e sciroppi che diluiti costituiscono un’ottima base per ghiaccioli, granite e gelati.  Decisamente affascinante la ricetta del cioccolato di tiglio, una preparazione settecentesca originaria di Francia e Prussia. I semi contenuti nei piccoli frutti sferici sono ricchi di una particolare gamma di oli essenziali che sprigionano aromi molto simili a quelli del cacao.

Tratto da Sandra Ianni, FAME DI FIORI. Nutrirsi di bellezza, YCP 2021 https://www.youcanprint.it/fame-di-fiori-nutrirsi-di-bellezza/b/d2c1a916-b496-5c99-a07f-d60e18a5e2df

Cioccolatini di tiglio

Ingredienti: 300 g di frutti acerbi di tigli, 30 g di fiori di tiglio essiccati, 10 g di miele di tiglio, 30 g di olio di semi (preferibilmente di vinaccioli), un cucchiaino di succo di limone.

Preparazione: pestare i frutti in un mortaio, o in un macinino da caffè, ridurre in polvere i fiori servendosi di un frullatore. Aggiungere gli altri ingredienti e sempre mescolando versare l’olio lentamente verificando che il composto non risulti troppo liquido. Lasciare fermentare la crema ottenuta a temperatura ambiente per quattro ore poi conservare in frigorifero in un barattolo ed utilizzare entro una settimana. In alternativa versare subito la crema in piccoli stampini di silicone per ottenere dei cioccolatini e dopo la fermentazione riporre in frigo.

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