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La prima guida gastronomica d’Italia

La prima guida gastronomica d’Italia non è quella del Touring Club del 1931. Dobbiamo risalire fino al 1548, lautore fu un medico e letterato milanese di nome Ortensio Lando[1] e l’opera si intitola Commentario delle più notabili, et mostruose cose d’Italia, & altri luoghi, di lingua Aramea in Italiana tradotto, nel qual s’impara, et pritesi istremo piacere. Vi si e poi aggionto un breve Catalogo delli inventori delle cose, che si mangiano, & se beveno, novamente ritrovate.

Si tratta di una sorta di guida pubblicata sotto pseudonimo a Venezia che riguarda le meraviglie della nostra penisola, dovemostruoso” è da intendersi nel significato latino di meraviglioso. Nell’opera l’autore si rivolge ad un immaginario viaggiatore, giunto da Oriente sulle coste della Sicilia, che accompagna in un viaggio lungo la penisola, fino alle Alpi, per poi concludere il viaggio a Genova dove l’ospite si imbarcherà per far ritorno a casa.

La straordinarietà di questo tour è l’idea, peraltro di grande attualità, che la conoscenza di un paese, di un territorio o di una città avvenga anche per il tramite della sua offerta enogastronomica, come ci confermano i più recenti studi sul turismo in Italia.

Ortensio Lando, infatti, non si limita al solo raccomandare la visita di monumenti e/o a segnalare opere d’arte, ma evidenzia l’assaggio di specialità gastronomiche ed enologiche. Precisa nella sua originale opera che in Sicilia il fortunato viaggiatore potrà gustare i famosi maccheroni; a Taranto troverà pesci squisiti; mentre Napoli lo conquisterà con il suo pane ( “… è veramente il pane che gustano gli Agnoli in paradiso” – dt.: “… è proprio il pane che il angeli in paradiso mangiano” ), lodò le Pignocate, in Toscana e in relazione a Lucca il Castagnaccio. A Siena ottimi marzapani, gratissimi bericoccoli e saporitissimi ravagiuoliSe n’andassi in Foligno assaggiareste seme di popone confetto, piccicata e altre confetture senza paragone… magnifica città di Ferrara unica maestra nel far salami e di confettare erbe, frutti e radici… Nelle città dell’Umbria, della Toscana e dell’Emilia il viaggiatore potrà gustare meravigliosi salumi e formaggi. Ma solo in Val Calci, a poca distanza da Pisa, troverà la migliore ricotta che mai si vedesse dal Levante al Ponente.

Lando passa poi ad elencare gli inventori di pietanze, rivelando molte curiosità e aneddoti. Non mancano, ovviamente, indicazioni sui vini come Vernacce, Trebbiani, Moscatelli in relazione a ciascun territorio. Oltre alle specialità di Milano e della Lombardia non trascura le prelibatezze venete per concludere con l’imbarco a Genova dell’immaginario viaggiatore, che non potrà avvenire prima di avere assaggiato le celebri torte salate, grande vanto della città.

Così come l’autore non è un cuoco, il Commentario di Ortensio Lando non è un libro di cucina che offre ricette al lettore. È più una sorta di guida turistica gastronomica che indica a un visitatore straniero le eccellenze culinarie del paese che sta visitando, iniziando così un nuovo genere letterario, quello delle guide enogastronomiche.

Nel 1548 l’Italia non esisteva eppure Lando, che aveva attorno il Ducato di Milano, le Repubbliche di Genova e Venezia, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, ci parla di Italia. Non certo di una realtà politica, né di quella geografica. Bensì di un’Italia della cultura, dell’arte, della letteratura, della musica e della gastronomia.  D’altronde fin dal Quattrocento i libri di cucina italiani, prodotti nelle corti aristocratiche o presso le borghesie cittadine, circolavano in lungo e in largo nella penisola e oltralpe. Venivano trascritti, adattati, rielaborati in luoghi diversi, da Sud a Nord, da Nord a Sud. Le ricette che essi proponevano non erano mai mera espressione di una cultura locale o di corte, ma frutto di esperienze che si incrociavano e si arricchivano a vicenda, attraverso scambi e contaminazioni. Il pregio di Ortensio Lando è senz’altro quello di parlarci di una cultura italiana che non ha bisogno dell’Italia per esistere e di mostrarsi come un antesignano del turismo gastronomico nel nostro paese.


[1] Ortensio Lando (Milano o Piacenza circa 1512 -1558) autore del Commentario delle più notabili e mostruose cose d’Italia e altri luoghi. Catalogo de gli inventori delle cose che si mangiano & si beveno, come molti letterati dell’epoca condusse una vita errabonda per l’ Italia e l’Europa. Una satira contro Erasmo da Rotterdam lo costrinse a riparare in Francia prima di approdare definitivamente a Venezia dove fu un poligrafo. Viaggiò molto al servizio di vari protettori. Bizzarro e paradossale, portò nel campo umanistico la parodia e lo scetticismo: scrisse, così, un’invettiva contro Cicerone e insieme una sua difesa (1534). Prestò la sua opera per i famosi editori veneziani per i quali fece traduzioni, compilò raccolte e annotò alcuni testi classici. Scrisse molte opere, molte delle quali anonime, o sotto pseudonimo. Fu un grande traduttore di Cicerone e de  L’Utopia di Thomas More, prima traduzione in lingua italiana pubblicata nel 1548 a Venezia.

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