Tradizioni

I tessuti nel Rinascimento: la seta

La seta

La storia della seta affonda le radici nella Cina del III millennio a.C. ed i segreti della sua produzione furono custoditi gelosamente e rivelati agli europei solo nel VI secolo. Si narra che fu ad opera di due monaci, mandati da Giustiniano, che alcuni bachi da seta*  arrivarono a Costantinopoli.

Tuttavia questo evento non pose fine agli intensi traffici della via della seta, lungo la quale per tutta l’antichità si erano snodati i commerci tra l’impero cinese e  le civiltà del Mediterraneo.

Per quanto riguarda la nascita della produzione serica in Italia, databile intorno al XII secolo, si attribuisce il merito al re normanno Ruggero II che di ritorno da una spedizione in Grecia portò con sé dei prigionieri esperti nell’arte della seta. Fu infatti in epoca normanna, a metà del XII secolo, che in Sicilia (Palermo e Messina) e poi in Calabria (Reggio Calabria e Catanzaro) vennero aperti numerosi  setifici.

Fu così che l’arte della seta si diffuse in tutta la penisola e nel Cinquecento raggiunse vertici elevatissimi di qualità tecnica e creatività. Città mercantili, con attività commerciali internazionali rodate già dal periodo medievale, quali: Venezia, Milano, Firenze, Lucca, Genova, Bologna, e a partire dal XV secolo nei territori di Vicenza e Verona, concentrarono la loro economia intorno alla produzione di stoffe di seta.

I tessuti in seta

Fu proprio  nel Rinascimento che si diffuse un grandissimo interesse per  questi tessuti, considerati tra i più rari e lussuosi. Esistevano tipologie diverse di seta tra cui il lampasso, un tessuto operato e  il damasco sempre operato ma con disegni stilizzati, o floreali, ad effetto lucido-opaco.

L’origine del tessuto damascato era cinese ma il nome derivava dalla città siriana di Damasco, che ne fu grande produttrice ed esportatrice nel XII secolo. Il damasco, stante il pregiato materiale e la lunga e difficile lavorazione, era considerato particolarmente prezioso e per questo usato dalla Chiesa, per paramenti e abiti sacerdotali, nelle corti, per abiti di gala, e nei palazzi aristocratici, per l’arredamento.

Un altro tessuto di seta molto ricercato era costituito dal broccato, un tessuto operato, con complessi disegni colorati ottenuti grazie a trame discontinue, realizzato su telai appositamente predisposti.

Tra le stoffe in seta di particolare pregio figurava anche il velluto, per la cui realizzazione occorreva un ingente quantitativo di seta, pari a cinque volte di più di un tessuto semplice.

L’ampia varietà di velluti si poteva racchiudere in due grandi categorie: il velluto riccio, formato da minuscole maglie che emergono dalla trama, e il velluto tagliato la cui caratteristica principale era quella di presentare un pelo spesso e raso. Proprio a quest’ultima, appartiene il velluto soprarizzo, o cesellato, che tra tutti i velluti operati richiedeva una complessa lavorazione ottenuta dall’unione del velluto tagliato, più in alto, che definisce il disegno, e il velluto riccio, più in basso che, invece, ne delinea i profili, creando, così, un tessuto dai toni intensi e variegati.

Una vera preziosità era, inoltre, rappresentata dal velluto Medici, un particolare tessuto araldico realizzato appositamente a Firenze per la nobile famiglia, che presentava un motivo a rosetta con al centro le celebri sette “palle” medicee.

 

 

 

Si tratta del Bombyx mori,  una specie di farfalla, originaria dell’Asia centro-orientale, la cui larva è conosciuta come baco da seta. La sua dieta consiste esclusivamente di foglie di gelso, costruisce in pochi giorni un bozzolo attraverso la sua particolarissima secrezione ghiandolare, un singolo e sottilissimo filo continuo di seta di lunghezza variabile fra i 300 e i 900 metri che a contatto con l’aria solidifica. Per l’utilizzazione del filo è necessario intervenire prima dell’uscita della farfalla dal bozzolo, poiché la secrezione emessa dall’insetto subito dopo lo sfarfallamento macchierebbe,  irrimediabilmente, la seta facendole perdere alcune sue peculiari caratteristiche come il candore e la lucentezza.  Per tale motivo occorre  immergere i bozzoli  in acqua bollente, per liberarli  dalla sericina che ricopre il  filo di seta e quindi districarlo ed avvolgerlo per formarne una matassa pronta per essere utilizzata.

 

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