Cultura Enogastronomica

FRITTATA

Si tratta di una semplice pietanza, che tutti abbiamo cucinato almeno una volta nella vita. A base di uova sbattute, versate in padella con dell’olio, o del burro, bollente. Dalla tipica forma schiacciata e tonda come il fondo della padella stessa.

Nella storia della gastronomia la frittata compare nell’opera De Re Coquinaria di Apicio, cuoco della Roma Imperiale, si tratta della ricetta di ova sfongia ex-lacte, una frittata particolarmente spugnosa, da gustare con miele e pepe, contrappunto fondamentale del gusto dell’epoca. 

Nel Medioevo il cuoco Maestro Martino nel Liber de Arte Coquinaria precisa che: «Per fare frictata. Battirai l’ova molto bene, et inseme un poca de acqua, et un poco di lacte per farla un poco più morbida, item un poco di bon caso grattato, et cocirala in bon botiro perché sia più grassa. Et nota che per farla bona non vole esser voltata né molto cotta…”.

Tra le frittate passate alla storia sicuramente quella dalle mille uova preparata, nell’agosto del 1535, dai monaci della Certosa di Padula, in provincia di Salerno, per rifocillare l’imperatore Carlo V che dopo aver vinto la Battaglia di Tunisi, si fermò nel monastero, senza preavviso, con il suo esercito per riposare prima di giungere a Roma. L’unico cibo disponibile fu una grandissima frittata, una pietanza fin troppo semplice per l’imperatore soprannominato “il ghiotto” ma che si rivelò di grande soddisfazione anche per tutto il seguito imperiale.

Mille uova rappresentavano un numero cospicuo di uova ma molto lontano dalla frittata entrata nel Guinness dei primati realizzata in Portogallo, nel 2012, la cui preparazione ha richiesto ben 130.000 uova.  

Strano ma vero, la frittata compare anche nelle Vite del Vasari con riferimento al guaio causato dal grande stupore che colpì di sorpresa Donatello davanti alla vista del crocefisso realizzato dall’amico Brunelleschi. Stupore che gli fece rompere tutte le uova che portava con sé.

 Il termine frittata viene usato anche in tono scherzoso, fare la frittata sta ad indicare, infatti, l’aver rotto per disgrazia un certo numero di uova; mentre in tono figurativo fare la frittata sta per errore irreparabile, un guaio. Rivoltare la frittata indica, invece, il modo di rigirare il discorso per rimangiarsi una frase incauta o per cambiare le carte in tavola.

Sul tema frittate non potevano mancare i consigli di Pellegrino Artusi che sul finire del XIX secolo si pronunciò sul tema affermando che: «le uova per le frittate non è bene frullarle troppo… riesce molto buona nell’eccellente olio toscano, anche perché non si cuoce che da una sola parte, il qual uso è sempre da preferirsi in quasi tutte. Quando è assodata la parte disotto, si rovescia la padella sopra un piatto sostenuto colla mano e si manda in tavola…».

E voi quale modalità di preparazione preferite nel preparare la frittata? E soprattuto quale ricetta? La mia proposta è la seguente:

FRITTATA ai TOPINAMBUR

Ingredienti: 4 uova, 50 g di scalogno, 100 g di topinambur, erba cipollina q.b., due cucchiai di olio evo, una grattuggiata abbondante di noce moscata, sale e pepe.

Preparazione: Lavare accuratamente i topinabur e tagliarli a fettine sottili, cuocerli in padella con olio e scalogno. Rompete le uova e sbattetele in una terrina con sale, pepe e noce moscata. Scaldare mezzo cucchiaio di olio in una padella e versare le uova e successivamente i topinabur, mescolare e portare a cottura. Servire calda con una spolverata di erba cipollina.

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